(My Kingdom Music) Multistrumentista, cantante e in definitiva one woman band, Of The Muses è proprietà intellettuale di Cristina Rombi che disegna un incrocio tra black e gothic metal, shoegaze e post rock che culla l’ascoltatore fino ai limiti di un universo creativo multiforme. Atmosfere stranianti, da sogno, derive della mente, decadenza e rinascita, “Senhal” possiede molto e altro ancora, in cinque composizioni che per titolo hanno una numerazione romana. L’uso di sintetizzatori si somma alla musica, a volte mettono la chitarra troppo a margine però, creano un effetto d’atmosfera e a tratti anche di una straniante psichedelia. Scenari che ricordano vagamente Myrkur. Ci sono esplosioni black metal che estremizza il sound nel quale convivono anche fasi pacate, estatiche oppure di catarsi musicale che contrastano sonorità precedentemente più ruvide. La voce della Rombi passa dallo scream a vere e proprie urla fino a linee vocali totalmente pulite e melodiche. Senhal in definitiva è un gioco di contrasti nei quali vari parti di un insieme hanno occasioni importanti per mettersi in mostra. Sul piano testuale l’album si concentra su temi come l’amore, la perdita, la devozione, la mitologia, i sogni e la speranza. Il titolo è lo stesso termine che indica l’espediente retorico della poesia occitanica col quale lo pseudonimo celebrava la persona e in particolare la donna alla quale era rivolto l’omaggio, dedica, pensiero. Dai Wallachia e Simulacro, due toste black metal band dell’underground italiano, a Of The Muses, Cristina Rombi ha lavorato a questo album dal 2021 e la sua forma definitiva lascia buone impressioni, nonostante una patina di grezzo che non scoraggia il futuro artistico della musicista. Si spera in una soluzione più interessante per le parti di batteria, palesemente artefatte e poco in sintonia col sound generale. Questi però sono dettagli.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10