(Avantgarde Music) Depressione ed autodistruzione. Secondo album per gli svedesi Ofdrykkja, la band che esiste per esaltare la disperazione in maniera estrema. Musicalmente siamo su territori black metal oscuro, lento ed oppressivo. C’è uno sfondo sonoro che mi ricorda la mancanza di luce di acts quali i Forndom, specialmente per l’uso anche di chitarre acustiche o passaggi atmosferici introspettivi dal sentore folk-naturalistico. Ma la vera essenza è una violenta, esagerata, sofferente espressione dei peggiori stati d’animo umani, grazie in particolar modo alle vocals, le quali spaziano tra un qualcosa di remotamente dark-epic ad uno scream straziante ed assolutamente privo di speranza o visione positiva della vita. Emozionante e suggestiva “En vandrares börda”. Melodica, tagliente e deliziosamente ipnotica “Generations of Hurt”. Intense tracce di tetro folklore con “En fragmentarisk resa genom tidsrymden”, con una impostazione che richiama ad un black metal più ancestrale e grezzo, il quale dipinge scenari nordici puri e senza confine. La sofferenza diventa bellezza assoluta con “Mother Earth, Devour Me”, mentre diventa distruzione irreversibile con “Ungdomssår”. I brani sono tutti molto lunghi (quasi sempre ben oltre i 10 minuti), ma i riff ossessivi, le aperture acustiche, l’ottimo drumming e la variabilità e teatralità delle vocals, rendono questo “Irrfärd” un disco di alto livello, un disco dove l’apparente dominante DSBM è solo una componente di un disegno ed un concetto stilistico molto più ampio e coinvolgente.
(Luca Zakk) Voto: 8/10