(Naturmacht Productions) Una dimensione malinconica e incastonata in atmosfere epiche quanto fosche, il debutto dei gallesi Ofnus, ascrivibile al ramo atmospheric e melodic black metal. “Time Held Me Grey And Dying” è avvolto da sonorità cupe e spesso fredde nonostante vi sia il basso di Richard Rees a dare una definita profondità e contrasto al gelo delle chitarre dei pezzi. Toni decadenti, atmosfere tra un’epica malinconica e un tono melodico aspro e freddo quanto quelle di lande lontane e battute da una natura ostile. Già l’opener “Burned by the Soul of the Moon”, la quale arriva a quasi dieci minuti di durata, segna ogni caratteristica principale del songwriting della band, in parte già tutte elencate nelle righe precedenti. Si palesa uno scream del cantato, al quale si aggiunge anche cori in clean ma dai toni oscuri e un po’ ritualistici e pagani. I brani sono tutti piuttosto lunghi, tranne un paio, cioè “Monody” di tre minuti ma è un intermezzo di sintetizzatori posto al centro della tracklist e i poco meno di cinque “Fading Dreams”. L’ampio uso di un black di taglio atmospheric porta spontaneamente la band a dilatare le proprie idee e le stesse melodie che non hanno una lunga durata in generale. Ritmicamente i pezzi sono volubili, spesso entrano in gioco i blast beat che segnano le accelerazioni quanto i cambi di passo o anticipano i cambi melodici nei pezzi. “Time Held Me Grey And Dying” è melodicamente accattivante, le chitarre suonano fredde e ronzanti, la batteria risulta un po’ ovattata e sono due aspetti che rendono il sound molto anni ’90, per un black metal della prima ora e dunque sommariamente grezzo. Suoni amorfi ma ringhianti, imprecisi ma volubili, melodicamente gli Ofnus sono genuini, ruvidi nel come suonano ma amano creare grandi e lunghe composizioni per generare atmosfere.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10