(Solitude Productions) Primo full length per gli Oktor, band Polacca attiva da una decina d’anni , con all’attivo un EP auto intitolato, oltre a sporadiche partecipazioni a compilation e split. La loro proposta è un funeral doom molto tetro e opprimente, che evoca sentimenti come disperazione, tristezza, dolore, enfatizzati da sporadici passaggi pianistici che fanno talvolta da interludio, altre volte, invece sono all’interno dei brani conferendo al tutto un’atmosfera ancor più oscura. L’album parte, per l’appunto con “Another”, intro pianistica di stampo classico, alla Chopin. “Conscious Somatoform Paradise” è caratterizzata da ritmiche lentissime e tristi, in cui fanno capolino parti acustiche, voci recitate e malinconiche, ruggiti in growling e inserti pianistici. Dopo il breve interludio “Dimensions”, è la volta di “Mental Paralysis”, aperta da un arpeggio di basso e voce pulita malinconica ed evocativa, accompagnata dal suono di violoncelli, che vengono interrotti da un growling rabbioso che si staglia sopra una ritmican lenta alla My Dying Bride. “Of” è un altro brevissimo interludio pianistico, che apre la strada per “Hemiparesis Of The Soul”, brano cantato parzialmente in Polacco, con una buona alternanza tra vocals pulite e altre tipicamente death metal. Nuovamente un interludio di piano intitolato ”Pain”, che precede la conclusiva “Undone”, triste ballata per piano e voce che coniuga malinconia e delicatezza. Le atmosfere create da questo album sono davvero tristi e cupe, ma l’ascolto è godibile, grazie ad uno spiccato gusto melodico e la componente più aggressiva che fa di tanto in tanto la sua comparsa in maniera discreta e ben bilanciata.
(Matteo Piotto) Voto: 7,5/10