(Dusktone) Al quinto album gli inglesi e con un’attitudine superficialmente black metal. Infatti il genere viene trattato con una natura piuttosto prog, utile agli Old Forest di muoversi tra canonici blast beat e riff imperiosi, inframezzati da variazioni doom metal, symphonic black, partiture di natura blackened. “Black Forests of Eternal Doom” si apre con maestosa e fiera attitudine Dimmu Borgir ed Emperor, almeno in “Wastelands of Dejection” che segue l’opener “Subterranean Soul”. Di seguito l’album diventa un evoluzione che sorge dalla title track, dove motivi pagan, si intrecciano con soluzioni d’atmosfera, arpeggi e ritmi molto bassi, fino alla seguente “Shroud of my Dreams”, canzone che dimentica del tutto il black metal. Concessione a strumenti acustici, synth eterei in sottofondo, voci pulite e melodiche, “Shroud of my Dreams” è un brano di un certo valore e chiarisce come dopo i pezzi summenzionati quanto sia dunque effettivamente superficiale l’attitudine black metal della band, da farne così uno dei generi toccati e non il solo per gli Old Forest. Anzi, proprio le due ultime composizioni, “A Spell Upon Thee” e “Hang’ed Man”, sono in sintonia con il doom fatto di intercessioni melodic ed epic con una sommaria spinta prog. La band ha un visione a tratti onirica, spesso di natura epica nelle melodie e ancora di più nel songwriting, riuscendo a creare un album che può essere il punto di incontro di più stili e interessi per gli ascoltatori. Il black metal anni ’90, qualcosa dell’epic doom e del depressive, con melodie di carattere nordico, trovano ampiamente posto nel nuovo album della band britannica.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10