(Avantgarde Music) Quattro pezzi pazzeschi, in una interpretazione letale del black metal. Gli inglesi Old Forest sono apparsi nel ’98 per poi sparire dopo il debutto. Un altro album molto tempo dopo, e poi “Dagian”. Qualcosa di assurdo. Con membri di In The Woords e Carpathian Forest, arrivano ad una svolta sicuramente melodica ed atmosferica, ma con una tale profondità artistica che sconvolge. Sparisce il sound grezzo del debutto, ed anche la brutalità e i dettagli eccentrici di “No More Black”. Solo quattro tracce (tutte dai 10 a i 15 minuti di durata), tutte lente, tutte incisive, con un uso intenso delle tastiere ma completamente lontano da qualsivoglia concetto di black sinfonico. “Dagian” è intenso e spirituale, malvagio ma suggestivo; le linee vocali risultano fantastiche: decisamente strane, grazie ad un growl/scream disperato, quasi ispirato ad un depressive lacerante ma teatrale. Apre “Morwen”, forse la più diretta e schietta, ricca di riff oscuri e suggestivi arrangiamenti. Ma è con “Non” che tutto cambia, che la svolta si materializza per intero: un black che ha un’ispirazione gotica, con tastiere atmosferiche e riff ricchi di oscuro groove. Oltre al singing magnetico, sono i cambi tematici che catturano, che trascinano verso meandri privi di luce e speranza, generando un illimitato crescendo di paura e destabilizzazione mentale. Se “Non” è superlativa, è con “Tweoneleoht” che si arriva all’apice creativo: dannata, lenta, pesante… sembra un incrocio perverso tra black metal e certi lavori dei vecchi Paradise Lost. Black? Doom? Gothic? Non credo esista una definizione, ma l’oscurità emanata è totale, la melodia espressa è sublime e quel velo di malvagità persistente è semplicemente una varco verso l’ignoto. E se tutto questo genera assuefazione, se le prime tre tracce delineano lo stile, è la conclusiva “Neaht” che cancella, massacra, snatura tutto: quindici minuti a cavallo tra noise ed ambient, forse solo suoni con qualche ipotesi musicale annegata dentro. Inno all’ignoto. Trionfo dei sentimenti più oscuri e reconditi. Un trigger emozionale perverso e letale.
(Luca Zakk) Voto: 9/10