(Pure Steel) Gli irlandesi Old Season propongono un secondo disco molto interessante, sospeso fra più generi (almeno epic, heavy e progressive metal) e che trae la propria forza dall’insieme, molto solido e omogeneo. Quest’album dalle strutture articolate e complesse, dove solo una canzone dura meno di sei minuti, si apre sulle tastiere pompose di “A new Dawn”, che mi ha ricordato (ed è un grande complimento!) gli Adramelch: un epic/prog dai toni adulti e allo stesso tempo incalzanti, con belle parti strumentali e un refrain di rottura. “Scavenger” è una cavalcata influenzata dalla NWOBHM, mentre la lunga e potente “Elegy” svela i caratteri drammatici di un’epica crepuscolare. Quasi nove minuti per “The Journeyman”, una mid-tempo dove il piano ha un ruolo determinante: una canzone maestosa con passaggi molto intensi. “Rivers of Cepha” si gioca anche l’organo in apertura, per un altro esito cupo e drammatico. Ancora heavy/prog laccato e di classe per “Words from beyond…”, in conclusione abbiamo poi la bella “Nevermore”, che passa da atmosfere doomish ad assoli classicamente anni ’80. Disco non facile, “Beyond the Black”, ma che potrà soddisfare certamente i defenders in cerca di atmosfere ricercate e sfaccettate.
(René Urkus) Voto: 8/10