(AFM/Audioglobe) Ed ecco qui il ritorno di Jon Oliva: inaspettatamente da solo, senza i Jon Oliva’s Pain, ma sostanzialmente con lo stesso sound, quella mirabile e originale mescolanza di Savatage, rock anni ’70, teatralità, Trans-Siberian Orchestra (poco in questo caso), metal raffinato tendente al progressive, il tutto dominato da una voce inconfondibile e per molti versi inimitabile. Credo si sia capito che ho sempre apprezzato il lavoro dell’artista newyorkese e certamente questa nuova release non mi delude. La titletrack è un brano prevalentemente strumentale (solo un coro che ripete trionfalmente il ritornello): le keys alla EL&P e le chitarre così Savatage lo rendono una succosa introduzione dal tono vagamente prog e così deliziosamente settantiano. “Soul Chaser” è poi un pezzo incalzante che non si distanzia troppo dalle ultime produzioni oliviane, ed è in linea ad esempio con quanto ascoltato su “Festival”. In “Ten Years” interviene una sezione fiati, con l’onnipresente hammond che dà al tutto una atmosfera addirittura sospesa fra blues e rhythm’n’blues, mentre “I know” è una ballatona molto emozionante, grazie alla solita interpretazione versatile e partecipe del corpulento singer. Dopo la scatenata “Big Brother”, “Soldier” ci delizia con toni acustici, ma sempre caratterizzati da quel tocco di ironia crudele che è propria, in modo del tutto naturale, della voce di Oliva. La lunga “Can’t get away”, posta alla fine della scaletta, è un brano di soft rock di chiaro stampo americano, che per la maggior parte del tempo culla l’ascoltatore fra dolci melodie per poi improvvisamente farsi più ruvido e veloce verso il finale. Certo, Jon Oliva ci ha proposto in passato ben altri capolavori: ma questo “Raise the Curtain” ha tutte le caratteristiche di un album ottimamente riuscito, e come tale va considerato e premiato.
(Renato de Filippis) Voto: 8/10