(Punishment 18 Records) Era da un po’ di tempo che non mi capitava di recensire una uscita targata Punishment 18 Records, etichetta che ritengo una garanzia per chi, come me, ama il caro vecchio thrash metal. Anche questa volta la label biellese non accenna a smentirsi, presentandoci il secondo album degli statunitensi Omicida, quattro anni dopo il debutto “Defrauded Reign”. In questo lasso di tempo caratterizzato dalla pandemia, la band losangelina si trova ad affrontare una serie di avvicendamenti, con cambiando tre quinti della line up: alle chitarre troviamo ora Nik Sampson e Jamie Hunt al posto di Will Wallner e Dan Baune, mentre dietro al microfono Giovanni Barbieri è sostituito da Philipp Schnepka, dotato di una timbrica più rauca ed aggressiva rispetto al predecessore. Stilisticamente il nuovo disco è più variegato, attingendo da più fonti d’ispirazione rispetto al debutto, legato a doppio filo allo Slayer sound. Pur rimanendo la band di Tom Araya un palese punto di riferimento, lo stile degli Omicida si è affinato, attingendo molto dalla seconda ondata del Bay Area sound, con richiami ad acts come Testament e Forbidden, pescando anche dal thrash europeo, unendo l’aggressività dei Kreator ed il gusto per le armonie dei Coroner. Un album aggressivo e diretto, magari non originale ma intenso e suonato con passione e perizia.
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10