(autoprodotto) I finlandesi OneFromTheNorth sono strani. Sono synth. Sono pop. Sono dannatamente metal. E, come dice il mastermind McKeenan, sono come i Depeche Mode con una svolta metal. A dir la verità c’è poco dei Depeche Mode nel sound della band, si viaggia piuttosto in un delizioso incrocio tra beat, dance, elettronica spinta, Rammstein e Theatre of Tragedy, questi ultimi nelle ultime forme prima dello scioglimento. Ma, diciamocelo, l’evoluzione verso la musica elettronica del metal non è di certo una novità… basti pensare a Ulver o Enslaved, tanto per citare nomi di grosso calibro. “Through the Grey Stone to Ravage” è un album eccitante, farcito di elettronica fino all’osso, ricco di synth, spesso in impostazione irresistibilmente dance, con imponenti visioni industrial e la scuola dei citati Rammstein che si sente chiaramente, ance se gli O.F.T.N. divagano con prepotenza verso un’evoluzione di idee synthwave ottantiane. Le linee vocali sono palesemente clean, intense, suggestive, poetiche… ma quell’extra componente metal viene esaltata dall’ospite Tuomas Kuusinen (A Soul Called Perditio, ex-Pain Confessor), con il suo feroce e drammatico growl. Subito esaltante“Frail”, mentre il singolo ”Altruistic Love”, con Tuomas come ospite, rivela quella possente mescola di electro metal e death metal, dando vita ad un brano ricco di beat e decisamente superlativo. Atmosferica ”Bad Taste”, traccia con un refrain infinitamente catchy e memorabile, il lato crudelmente pop di questa idea geniale. ”Carnivore” ha il potere della favolosa colonna sonora nu-metal del film “Queens of the Damned” (‘La Regina dei Dannati’ in Italiano), in un devastante e suggestivo remix elettronico. Ancora Tuomas Kuusinen sul sentore apocalittico, tetro ed industriale della title track, esattamente come per ”A Feast In The Wasteland”, pezzo estremamente più melodico e dark wave, se non fosse appunto per le accattivanti frustate vocali dell’ospite. Puro synth death metal con ”Sycophant”, una canzone con ancora una volta un ritornello micidiale. Pulsante e sognante ”Gone Before Tomorrow”, pure dissonanze elettrostatiche nelll’intermezzo “Mirror”, il quale è una varco verso la conclusiva “Plague“, l’epilogo di questa intensa collaborazione tra McKeenan e Kuusinen, qui decisamente in clima più gotico, proprio come ha insegnato al sopracitata industrial-goth band norvegese. Un album che non ritaglia, di per sé, un nuovo scenario totalmente inesplorato, anzi, ma i tre quarti d’ora di “Through the Grey Stone to Ravage”, esaltano, catturano, eccitano, provocano, accendono divertimento, fanno muovere, smuovere e viaggiare con la mente. Album intenso, penetrante, cinicamente molto ben ideato, un album che si fa ascoltare a ripetizione, senza sosta, senza riposo.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10