(Terratur Possessions) Nonostante si siano formati da oltre 10 anni (nel 2006), questi quattro demoniaci norvegesi giungono solo ora al debutto discografico, ovviamente dopo qualche demo e qualche EP. La loro violenza sonora, quasi volutamente ignorante, mi catturò in occasione della loro performance al Beyond the Gates 2018, a Bergen in Norvegia (report qui … le loro foto qui) e il loro disco conferma quelle sensazioni secondo le quali li definii dei ‘pazzi deviati’, per il semplice fatto che musicalmente non perdonano, generando un assalto sonoro massacrante, che è black, è death, è grind… è musica estrema in forma assoluta e senza compromessi. Provocante il riff “Arrival, Yet Again”, spietata l’esplosione di violenza ed il singing devastato. Ancora violenza con la title track, un brano che comunque materializza un groove pazzesco evidenziando ottimamente tutti gli strumenti. Strana e complessa “Stellar Storms”: a tratti riflessiva, a tratti instabile, un brano deliziosamente catchy, maledettamente orientato all’eccesso! Fantastica “Firebirds”: black metal rabbioso con atmosfere infernali e divagazioni ai confini con il thrash. Intensa e molto atmosferica “Sordid Sanctitude”, una canzone che per la struttura che la compone mette in evidenza delle ottime linee di basso. La conclusiva e lunghissima “Summon Surreal Surrender”, infine, è un percorso glorioso di rabbia ed estremità sonora, un percorso apparentemente caotico ma cinicamente pensato per garantire emozioni nervose, instabili, perverse. Certo, sono una band da palcoscenico, quindi la loro vera essenza, la totalità dell’energia che emanano non può essere concentrata dentro un disco; tuttavia questi tre quarti d’ora sono feroci, travolgenti, irrequieti e assolutamente belligeranti.
(Luca Zakk) Voto: 8/10