(Svart Records)Dal freddo nord della Finlandia gli Onsègen Ensemble scolpiscono la musica con un progressivo libertinaggio artistico, capace di di condurre l’ascoltatore attraverso percorsi labirintici ed imprevedibili, attraverso la natura, la terra, lo spazio, l’intero sconfinato universo. Scenari surreali che si materializzano e dissolvono in un batter d’occhio, colori vividi che sfumano verso il nero più assoluto, luci brillanti che prima accecano per poi si annebbiano verso un barlume avvolto da nebbie arcaiche, appartenenti a qualche rituale tribale del quale è stato dimenticato il nome o la provenienza. Pochi testi, quasi un’assenza esplicita di canzoni cantate… emergono suoni vocali umani, fascinose recitazioni quasi poetiche, mentre un ‘ensemble’ di musicisti e strumenti si intrecciano cupamente, toccando qualsivoglia stile musicale concepibile. Sassofoni, batteria, chitarre, fiati, clarinetti, flauti, tastiere vintage… il tutto verso un groove tanto incalzante quanto atmosferico, tanto suggestivo quanto inquietante, tanto avvolgente quanto ipnotico. Emerge una radice stoner sulla opener “Non-Returner”, ma subito dopo il brano spazia verso teoremi ritmici ricchi di vibrazioni, con linee di basso accattivanti, fiati tuonanti, il tutto verso un crescendo inarrestabile. C’è un senso di spiritualità, di viaggio interiore su “Stellar”, e quei fiati suggeriti ma sempre presenti altro non fanno che esaltarne la sensazione, verso epilogo dal sapore glorioso. Sognante e ricca di piesua e delicatezza “Earthless”, la title track apre invece con ritmi tribali sferzati da chitarre rock e psichedeliche, inoltrandosi poi verso tortuosi sentieri. Pulsante “Sparrow’s Song”, oscura e dal sapore cosmico “Lament of Man“, astratta ed ipnotica la conclusiva “Satyagrahi”. Musica psichedelica, tracce orientali, spaghetti western, rock, doom, heavy, colonne sonore d’altri tempi. Diventa quasi incredibile approcciare “Fear”, il terzo album di questa band: l’ascolto è un continuo scovare e scoprire diverse perversioni, innovative deviazioni… e questo ad ogni singola riproduzione. Non so davvero come questa band, questa stranezza di entità musicale sia riuscita a mettere insieme così tanto materiale con una fluidità ed una cinica intelligenza destabilizzante: ma il risultato parla chiaro, grida in faccia un totale dominio della musica, degli strumenti ed una disumana creatività. Dentro a “Fear” c’è da perdersi… e una volta persi la condizione diventa irreversibile.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10