(Dissonance) Dopo due album di thrash metal furioso, totalmente influenzato dai Venom e Slayer, nel 1989 gli Onslaught si trovano di fronte a grandi cambiamenti. La line up viene pesantemente rimaneggiata, ed il sound si fa decisamente più melodico e catchy, pur mantenendo una notevole pesantezza di fondo. Stiamo pur sempre parlando di thrash metal, solo che lo stile si rifà in questo caso, maggiormente al nascente techno thrash ed al power metal americano, avvicinandosi molto al sound dei Metal Church di “Blessing In Disguise”, o, rimanendo nella natia Inghilterra, a quello di Xentrix e D.A.M. Rispetto al precedente singer, la voce di Steve Grimmet (leader dei leggendari Grim Reaper è decisamente più melodica e versatile, senza per questo mancare di aggressività. I pezzi sono piuttosto lunghi, eppure scivolano via piacevolmente, senza mai tediare l’ascoltatore, grazie ad un songwriting fresco ed ispirato. “Shellshock” ha un tiro impressionante, con ritmiche incalzanti, chitarre stoppate e downpicking di scuola hetfieldiana. “Lightning War” riporta le coordinate al thrash più furioso, con riffs grattugiati, gang choruses e buoni cambi di tempo. “Welcome To Dying” è una lunghissima power ballad (supera i dodici minuti di durata), dove affiorano palesi le influenze dei Metal Church, con parti acustiche che si alternano a riffs corposi, una grande attenzione alle melodie vocali ed assoli di ottima fattura. Questa reissue contiene molti brani dell’album proposti in sede live, cosa tipica in molte riedizioni, e che personalmente trovo abbastanza inutile. Un album che ha segnato una svolta, destinato a deludere i fans della prima ora, abituati a sonorità più grezze e feroci, ma che personalmente trovo decisamente ispirato e degno di essere rivalutato per quello che è: un ottimo lavoro di onesto thrash metal, potente e melodico.
(Matteo Piotto) Voto: 8/10