(Qua’ Rock Rec.) Opera. Opera prima. Debutto. L’inizio di un qualcosa. Forse di una carriera o più semplicemente la prima espressione concreta di una band di Pistoia che elargisce un sound ricco di spunti e di valore. Album di debutto, dunque qualcosa migliorabile, da limare, eppure la materia di partenza lascia colui che scrive con un senso di piacere e di ammirazione per come l’incantevole voce di Deborah si incastra o si completa con lo strato musicale dei suoi colleghi musicisti. Gli Opera esibiscono un sound che abbraccia qualcosa tra rock, gothic, heavy e progressive, presentandolo con una produzione pulita e certamente ben equilibrata, in particolare per come ognuno dei quattro elementi inserisce e mostra il proprio contributo in ogni anfratto di questo flusso sonoro. “Sospesa in Aria”, “Icaro”, “Precarietà” sono alcuni momenti importanti di “La Ruota del Destino” eppure il resto non svilisce per nulla. Gli intrecci epici, di grande lirica, il riffing espressivo e tonico e i pattern ritmici freschi e vivaci, sono elementi che sbocciano ovunque. Piacevoli alcune inflessioni che riportano dei modi di suonare illustri, cioè alla mente arrivano a volte gli Iron Maiden, gli Angra, i Nightwish eppure non è la solita ripresa di modelli, ma al massimo è un flusso che riprende una tradizione consolidata di fare del metal con cambi e variazioni. Più di tutto però è un metal che ha dentro una quantità melodica considerevole, importante. Opera prima per gli opera. Un nome elegante, suggestivo, proprio come ampi spezzoni di questa musica.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10