(Nuclear Blast Records) Lo dico subito: parto prevenuto nel recensire l’album degli svedesi, ma solo per una questione di principio. Ossia, non è ammissibile che un gruppo dedito al Death, per quanto melodico sia, passi ad un genere che nulla ha a che vedere col primo e lasci il nome invariato. Capisco gli Ulver, che nella loro parabola musicale hanno mantenuto il loro carattere estremo… Ma qui, signor,i gli Opeth non esistono più. Perso il growl, persa la vena decadente, persa la verve tutta particolare di album iconici come “Still Life” e “Blackwater Park”… Cosa resta degli Opeth? Nulla. Anzi, resta solo della musica dannatamente di qualità, questo lo devo ammettere. Allora facciamo una cosa, immaginiamo che gli Opeth abbiano fatto nove album, di cui l’ultimo, “Watershed” come punto di chiusura di una carriera più che positiva. Poi, improvvisamente un paio di componenti, cantante incluso, fondano un altro gruppo. Non avendo molta fantasia, pensano di chiamare il progetto ‘Opeth’ e sfornano album in cui la psichedelica anni ’70 si mischia con chitarre dal suono comunque moderno e la batteria non riesce a nascondere il passato metallaro… Ne escono una serie di lavori bellissimi, sospesi nel tempo, come questo ultimo “Sorceress”, una perla di Prog (occhio, non Prog-Metal…) che arriva dritta al cuore con la sua atmosfera calda. La voce di Mr. Åkerfeldt convince su tutti i fronti, dal cantato all’ispirazione. Che il disco sia opera quasi totalmente sua lo si sente subito, tranne magari nella bizzarra intro che apre a questo mondo musicale che, ahimè, è diventato un marchio di fabbrica degli svedesi da ormai otto anni… Il gruppo, rodato o meno, gira attorno al protagonista lungocrinito, è in pratica a suo uso e sollazzo musicale. Le composizioni sono una serie di buonissime, no anzi splendide, canzoni solide e inattaccabili sotto il profilo compositivo ed esecutivo. E mi vien da dire che è l’album migliore di questi Opeth… ma per favore, almeno cambiate la grafica del nome, sennò mi confondo e rischio di scambiarli per gli Opeth nati nel lontano 1990. Fatemi un favore.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10