(Reigning Phoenix Music) Torna il growl nella musica degli Opeth, ma senza rinunciare minimamente a quel prog contorto, intelligente, estremamente maturo; sembra quasi un ritorno alle origini con una consapevolezza odierna, figlia di album ormai usciti venticinque anni or sono. Torna la componente emozionale, torna la profonda oscurità, torna quella sensazione di instabilità, di precario equilibrio tra generi diametralmente opposti… eppur così dannatamente vicini e correlati. Un concept possente e contorto, il quale gira attorno ad un testamento, attorno ad eredità negate, attorno ad eredità non meritate… verso un circolo vizioso fatto di tradimenti e menzogne. Sette brani anonimi, sette capitoli… ed un epilogo, il twist finale rappresentato dall’intesa ballad “A Story Never Told”. Accenti progressivi di qualità irraggiungibile come su “§6”, l’introspettiva teatralità di pezzi come “§7”, l’inaspettata backing vocals di “§2”, brano che ospita Joey Tempest degli Europe (!). Ma non è certamente l’unico ospite illustre: Ian Anderson dei Jethro Tull offre il suo flauto su “§4” e “§7″, ed offre pure la sua voce narrante su “§1”, “§2”, “§4” e “§7”, cosa che mette in mostra l’ambizione e la grandezza sconfinata di questo lavoro. Si torna indietro e si va molto più avanti: ci sono le emozioni di “Ghost Reveries”, ci sono fantasie futuristiche legate alla tradizione della musica e alla tradizione della band; personalmente avevo dato gli Opeth un po’ per persi: certo, sempre autori di musica di livello immenso, ma dopo la parentesi ‘death’ mai veramente classificabile come musica… degli Opeth. Ecco, “The Last Will & Testament” semplicemente rimette ogni cosa al proprio posto, riporta la band di Mikael Åkerfeldt a livelli stratosferici!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10