(Candlelight Records) Tra i più bravi, senza ombra di dubbio. Orange Goblin, lo stoner che impacchetta le sonorità di un tempo, le ascnedenze del doom, le atmosfere del desert rock e il rock stesso, quello classico, e non da meno il blues. Visionari, eccitati, ma sempre con i piedi per terra nel suonare le proprie canzoni. Sound selvaggio e coinvolgente esposto con fluidità. Scorre sangue nelle canzoni delle arance, nel senso che sono vive e sembrano avere emozioni e dunque anche saperne dare. L’ascolto di questo ottavo album porta immediatamente l’ascoltatore con una discreta conoscenza della discografia degli inglesi, a pensare che forse questo è il climax creativo per gli Orange Goblin. La lucida sintesi dei generi ai quali si è fatto riferimento poco più su, viene epressa con magnificenza. Suoni possenti e pieni, riff radicali ma fragorosi. “The Devil’s Whip” è heavy puro, “Blooodzilla” ha dentro un rock ‘n roll scatenato. “Titan” è acida, stellare, epica. Globalmente però sono tutte canzoni vive e ricche di idee e melodie quelle contenute nell’album. “A Eulogy for the Damned” è stato un capolavoro perfezionato con il mastering di Andy Jackson, colui che ha curato come ingegnere del suono lavori dei Pink Floyd e adesso “Back from the Abyss” sembra anche essere superiore al suo predecessore.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10