(Candlelight) C’è un momento di “Healing Through Fire” che mi rimase impresso nella mente, ovvero la title track. Quell’attacco iniziale conBen Ward e quel divorante blues dai tratti stoner che ne seguiva mi riportarono alla mente i Led Zeppelin. Persino la cadenza ritmica di Chris Turner era in simbiosi con l’animalesco e stupefacente stile del compianto Bonham. “Healing Through Fire” era, in quel momento, la summa o la semplificazione delle regole dello stoner e da dove queste arrivavano. L’album è una festa che racchiude tutte le regole del genere e la meastria degli Orange Goblin nel saperle interpretare. La Candlelight Records a fine maggio, in occasione dell’arrivo degli Oranges in Europa ha deciso di ripubblicare questo album del 2007 sia in CD che in vinile colorato e con due bonus, cioè due canzoni dal vivo. Gli Orange Goblin sono la tipica band dallo stile personale pur pronunciandone uno che riporta alla mente altre band, altre sonorità e stili. La fiamma del rock anni ’70, il germe del blues, il tocco colorato e tinto da atteggiamenti acid rock e rinforzato da scariche di puro rock and roll, si incontrano nella band britannica a livelli coinvolgenti. Un album come “Healing Through Fire” invita ad alzare il volume e seguire il riffing mordace, ricco dei fasti della tradizione e intenso e variopinto. Sezione ritmica insistente, tonica, lavoratrice e tarantolata. La voce roca, sporca. Gli Orange Goblin sono ruvidi e passionali, eppure sono autori di brani infusi di energia e carichi di un dinamismo perfetto. La personalità della band spunta nelle trame hard blues, nelle cavalcate stoner più canoniche o nelle improvvise e aggraziate espressioni acustiche, come il piccolo capolavoro “Mort Lake (Dead Water)”. Tra un colpo e l’altro, tra una zampata irruenta e una cavalcata acida o bluesy, tra una batosta corrotta dal metal o da suggerimenti blues, “Healing Through Fire“ si erge a capolavoro. La band è ora attesa in ottobre per l’ottavo album.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10