(Svart) Nella mitologia babilonese Pazuzu era il re degli spiriti malvagi dell’aria, ma anche il dio delle piaghe e pestilenze. Pazuzu è anche il demone protagonista del film “L’Esorcista”, tra le altre cose. Nel 2007 dall’essere Kuolleet Intiaanit, la band diventa diventa Oranssi Pazuzu, ‘Pazuzu arancione’. Nasce così una delle ultime realtà musicali più innovative in fatto di metal. La Svart ristampa i primi due album e l’EP pubblicato tra questi due, in vinile mentre solo il debut “Muukalainen puhuu” è disponibile anche in versione CD.

“Muukalainen puhuu”
I ‘Pazuzu arancione’ polverizzano gli schemi e si lanciano in quelle che una volta erano delle jam session, e con loro diventano cavalcate nell’ignoto. “Muukalainen puhuu” e il debut album, un capolavoro, una geniale visione del black metal tagliato con vivida briosità dalla psichedelia e un old rock di stampo flower power. Il basso che allaccia ogni singolo elemento delle composizioni, chitarre che si lanciano verso nebulose lontane, magari a turno, perché mentre una arpeggia con fare psych, l’altra spazza via tutto per architettare un freddo black metal. Voci mutevoli, timbri vocali inattesi, alieni… “Muukalainen puhuu” vuol dire proprio ‘alieno che parla’. L’album è per chi ha uno spettro d’ascolto che dai ’60 riesce a spingersi anche verso gli estremi confini del metal.

“Farmakologinen” (EP)
Nel 2010 la band finlandese pubblicò uno split con i compatrioti Candy Cane, band ormai in silenzio da tempo, partecipando con quattro pezzi. Propri questi ultimi sono la sostanza di “Farmakologinen” che la Svart ripropone in vinile verde, blue e nero (quest’ultimo ormai esaurito). Quasi ventisette minuti di black metal definito dalla psichedelia, cioè l’azione tipica degli Ornassi Pazuzu. Un black metal che ospita anche qualche scorcio di elettronica, per un plasma sonoro che traccia linee comunque ben definite e piuttosto ordinate rispetto al free-form di stile del primo album. Suoni lisergici, duri, variopinti anche nell’oscurità del black metal. Spicca la terminale “Farmakologisen kultin puutarhassa” per un black spinto e al contempo sapientemente addobbato di psichedelia e un groove spiazzante. Un atto certamente estremo rispetto al resto al resto dei pezzi. Non proprio una release per collezionisti, visto che l’EP testimonia quanto i finlandesi erano in procinto di pensare tra il primo e il secondo album.

“Kosmonument”
Album epocale. In debito con gli Hawkwind (mica solo loro), per i toni spaziali, per certe situazioni ipnotiche e insistite, non da meno per un basso preponderante e che fa da collante al tutto. Più di ogni altra cosa però “Kosmonument” è in sostanza il ‘monolite’ dei demoni finlandesi, ovvero l’archetipo del loro suono. La sintesi tra black metal (“Uusi olento nousee”), psichedelia, space rock (queste due sono la stessa cosa in fondo, o no?) è a un punto di saturazione. La supernova è in procinto di esplodere. Essa macera, le onde che emette si diffondo per l’universo. Queste onde sono delle chitarre lisergiche a volte, spesso, di continuo. Eppure quello è metal o anche metal. Black metal per la precisione. L’impasto sonoro è definito, totale. Arancione. Una struttura compositiva che passa dal metal al free rock, fino a rendere uggiose le pazzie di Captain Beefheart (“Komeetta”). Un album ‘freak’, ma nato in un’epoca affatto hippy.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10