(Svart Records) C’è questo album, “Muukalainen Puhuu” che è un capolavoro. Un totale capolavoro, ovvero black metal e psichedelia, un qualcosa che per uno innamorato dei Pink Floyd, Krautrock, swinging london e il metal, soprattutto estremo, è il paradiso visto in terra! Gli architetti di questa opera sono finlandesi e si chiamano Oranssi Pazuzu, cioè “Pazuzu arancione”. Per chi non fosse al corrente Pazuzu è il nome di una divinità mesopotamica, oltre ad essere il demone che possiede la ragazzina in “L’Esorcista”, tanto per intenderci. Scoprii quell’album per caso e tempo dopo l’uscita e fu talmente spiazzante questo colpo di fulmine che ne ricavai due articoli (in altre sedi, non qui). Era il 2009, poi i Finlandesi realizzarono “Kosmonument” che non ho mai avuto modo di ascoltare (ma il suo acquisto è nella lista di “cose da fare”). Ora grazie a Metalhead e ad un collega intraprendente ottengo in affido la recensione di questo nuovo lavoro, “Valonielu” (dispersori di luce?). L’album vede l’assistenza alla produzione di Jaime Gomez Arellano (Ulver, Gates of Slumber, Hexvessel e altri), il quale è riuscito a rendere i suoni pieni e a dare loro uno spessore, una dimensione, un carattere organico e rendendo il tutto fluente. La band si muove come sempre all’interno di una foresta sonora rigogliosa di black metal, psichedelia (o sperimentazione che si voglia) e noise Soprattutto queste ultime due componenti sembrano essere più ruvide, grezze, meno liquide e lascive rispetto al primo album. Allo stesso tempo però la dimensione cosmica (“Vino Verso”, “Uraanisula”), addirittura space-rock (l’inquietante “Reikä Maisemassa” che in parte rassomiglia anche alle lunghe Jam dei Pink Floyd dell’epoca Barrett), allucinata (vedi “Tyhjä Temppeli”) hanno uno spazio considerevole e si assetsano tra le sezioni estreme e black metal (in questo senso ottima “Olen Aukaissut Uuden Silmän”). Tutto ciò non avviene mai per gradi e neppure si susseguono con ottusa serialità: c’è una vera coesione degli elementi, la fusione suprema di questi stili e sensibilità dei musicisti, i quali lavorano come alchimisti alla ricerca della pietra filosofale del suono. Gli Oranssi azuzu l’hanno trovata e sono gli unici depositari del segreto.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10