(Salvaged Records) Si avverte l’elettricità che attraversa le chitarre di Jon Reinertsen e Matt Walker, come si percepisce in pieno la solidità del lavoro batteristico di Brad Purvis in “Distorted Folklore”. Loro con Jonathan Hamilton al basso, configurano atmosfere fondamentalmente post rock, con lampi vagamente spaziali, ma totalmente doom nella loro sostanza, seppure si concedono qualche linea pop o addirittura sognante. Un nuovo album per il quartetto della Florida che arriva carico e denso di contenuti. Drumming che supporta le variazioni e lo svilupparsi dei pezzi, con Walker e Reinertsen, quest’ultimo anche al microfono, a tratteggiare le loro linee chitarristiche con cadenze ben assestate, divagazioni melodiche e progressioni misurate. “Distorted Folklore” non è un album d’impatto per quanto siano granitici e poderosi questi suoni, quanto percossi appunto da scariche elettriche e tali da rendere ogni cosa vibrante, semmai gli Orbiter creano un evolversi di melodie sorrette da un ritmo pulsant. Sono intenzioni compositive diverse e per ogni sua canzone c’è un nuovo risvolto, una nuova melodia, tutto che muta tra una composizione e l’altra, lasciando all’ascoltatore la certezza di avere percepito l’essenza della solidità in una dimensione melodica e a tratti straniante per i suoi connotati post-rock.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10