(AFM Records) Fra le (poche) band di power metal tradizionale ancora in circolazione, gli Orden Ogan sono sicuramente fra le più rappresentative: anno dopo anno, album dopo album i tedeschi si sono costruiti (soprattutto in patria) una buona fama, aumentata dalla fortuna (anche al di fuori del mondo del metal) di un paio di singoli, e il loro quinto disco “Ravenhead” li conferma alla vetta del genere. I nostri hanno ormai raggiunto un livello qualitativo molto alto con le loro composizioni, e l’assenza di sorprese è, come accade in questi casi, una gradevole sicurezza… Dopo la coinvolgente intro corale, la titletrack presenta tutti i marchi di fabbrica della musica dei Seeb Levermann e soci: una sezione ritmica potentissima, un refrain alla Blind Guardian di metà anni ’90, un andamento progressive non esente da partiture orchestrali (o quasi). Accattivante anche il ritornello del singolo “F.E.V.E.R”, ed è vincente anche il ritmo di “Evil lies in every Man”; “Here at the End of the World” ha un paio di passaggi alla Persuader molto incisivi, enfatizzate dall’arcigna prestazione vocale dell’ospite Chris Bolthendal. In “Sorrow is your Tale” partecipa invece Joacim Cans, in realtà non troppo ispirato. Con i toni drammatici e hammerfalliani di “Too soon” si chiude un disco che ha tutti i numeri per piacere ai fan del power vecchi e nuovi. Meno male che esistono ancora gruppi come gli Orden Ogan!
(René Urkus) Voto: 7,5/10