(Listenable Rec.) Album un po’ slegato in fatto di stile. Vario, multiforme, però si ha la sensazione che a volte non sia la stessa band a suonare tutte queste canzoni. Pura impressione, perché gli Order giocano su un’idea blackened e death che prende forma attraverso tempi medi e blast beat. Dunque un uso non sregolato della velocità e un riffing che racconta linee annerite dall’odio. Molto oscuri i norvegesi e del resto “Lex Amentiae” è costruito sull’idea che oggi la gente è indirizzata verso argomenti dei quali non ha assolutamente bisogno. Sono i governanti a impostare e imporre religione, ideologia e ogni sorta d’iniziativa per pilotare la mente delle masse. Alcune fasi guardano ai Morbid Angel più imperiosi e solenni, come “Procreation (of the Wicked)”. Nella sostanza però c’è un’atmosfera oscura che piomba su ogni nota. “Prophet” è lenta, fosca e molto più cupa dell’opener “Winter”. “Victimized” si avvicina al doom e “Folly Grandeur” possiede un groove intenso e una dinamica che ricorda i Khold. Tuttavia, come già scritto in apertura, ogni brano sembra poi staccarsi dagli altri, o da una buona parte di essi e dunque è al voce di Billy Messiah (un ex Mayhem negli anni ’80) è di fatto la congiunzione tra tutti i livelli di questo sound. Gli Order sono anche Manheim, il primo batterista dei Mayhem, Anders Odden ovvero Neddo dei Cadaver alla chitarra (ha suonato anche dal vivo con i Satyricon) e Stu Manx dei Gluciefer al basso. Album di un certo spessore, il primo per questa band attiva già dal 2013. Nessuna innovazione in fatto di genere, al contempo capace di mostrare un’anima death metal, attraverso un sound indebitato con il black metal norvegese della nuova ondata. Caratteristiche interessanti visti i musicisti di lungo corso.
(Alberto Vitale) voto: 7,5/10