(Doomentia Rec.) La massa sonora di questo album è considerevole, creata con le basi dell’old death metal di Svezia e di qualcosa preso dalla scuola americana. Del resto gli Ordo Inferus dopo un buon debutto, l’EP “Damnati”, si sono presto dati da fare per ripresentarsi con un full length, il primo. La band nasce da elementi di Nifelheim, Black Trip, Godhate, Necrophobic, Excruciate, ovvero Tony Freed, vocalist, dal batterista di lungo corso Janne Rudberg Björkenfjäll e dal duo di chitarre Brynolfsson e Ramstedt. Tutta gente che appunto ha militato o milita nelle summenzionate formazioni e dalle quali qualcosa inevitabilmente prende. Il death di Ordo Inferus è tenebroso, maestoso anche, per via di un nucleo testuale che si rifà alle vestigia dell’Impero Romano. La musica è dunque solida e corposa, peccato solo per un livellamento dei suoni: si ha spesso la sensazione che i suoni potrebbero essere più potenti e d’impatto, ma le frequenze sembrano tagliate. Lo stesso lavoro, ottimo sia chiaro, di Björkenfjäll appare troppo livellato nel suo essere comunque tellurico e dinamico. Al di là della produzione Freed e soci ci danno dentro, in buona sostanza. Le distorsioni delle sei corde sono tipicamente svedesi, mentre la costruzione del riffing sfuma anche nel death di stampo yankee e quando i due elementi si fondono al meglio, ecco che gli Ordos si dimostrano una formazione che sa lavorare, ha esperienza. Legionati di un sound fiero e potente, ma non solo massiccio e duro. Il dinamismo del riffing è maturo e, come già riportato, la sezione ritmica è di gran livello grazie a un dinamismo espressivo. Bravi gli Ordo Inferus nel manifestare un death metal ben costruito e tutto sommato di grande impatto.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10