(Dark Essence Records) Tuonano da Bergen, sono al secondo disco e saranno con i Taake in tour (non a caso questa band è capitanata da Gjermund Fredheim, chitarrista live dei Taake, il cui Hoest appare come guest in una canzone). “Livlaus” è roba difficile, roba pesante. Per nulla scontata. Molto black. Molto coinvolgimento ed atmosfera. Ma anche una chitarra vagamente tradizionale che li catapulta in un alone che -con fierezza- appartiene al thrash: è infatti fantastico sentire quell’impostazione molto black -specialmente del vocalist- con quei riff che starebbero bene in un pezzo trhash della old school, con un vocalist scatenato che grida senza pietà. “Brende bruer, svart metall” è infatti una canzone proprio di questo tipo, un thrash reso più tetro, più malvagio. Ma non manca un black di pregiata fattura, come la opener “Fanden På Veggen” che nei suoi oltre nove minuti devesta l’ascoltatore con atmosfere tetre, violenza, una crudele impostazione sonora che risulta ricercata ma anche vicina alla sporcizia di un black ancestrale, quasi appartenente alle cassette. La triade “Livlaus del…” (1, 2 e 3) è un black feroce, sporco, old school ma anche una buona interpretazione della contemporaneità del genere norvegese… ed infatti ricorda un po’ proprio i Taake… i quali si materializzano con la voce di Hoest su “Uforgjengeleg”, un pezzo intenso, pulsante, tagliente ma anche barbaricamente melodico. I Taake e gli Orkan hanno un palese legame, con quest’ultimi capaci di creare quegli abissi inospitali tipici della produzione di Hoest. Un black feroce, al tempo stesso moderno, maturo ma anche maledettamente viscerale ed antico esaltato dalla registrazione in presa diretta (tranne voce ed effetti). Pura esaltazione degli inferi. Intelligente, crudele e spietata espressione musicale.
(Luca Zakk) Voto: 8/10