(Amor Fati) Misteriosi, tetri, dannatamente oscuri e al debutto. Siamo alle radici, agli albori del death, del black, della violenza sonora… eppure questo disco non è grezzo, non è solo selvaggio! Melodie che emergono, riff diabolici arricchiti da un drumming contorto, linee vocali spietate ma anche parentesi con esaltazioni atmosferiche. Un album palesemente estremo, devolto al Luciferianesimo in un modo tale che l’intera opera è una testimonianza di profane venerazioni e adorazioni del potente distruttore e liberatore. “Reveries of the Arcane Eye” non nasce impulsivamente, non viene da una scintilla creativa, piuttosto segue anni di composizione, di riflessione, di divagazioni nelle tenebre, materializzandosi solo ora come un monumento a sonorità tanto perfette quanto barbare, verso un percorso di liberazione, di vendetta, di totale ribellione. Ci sono ipotesi melodiche in “Sekhem Apep – Vampyre’s Enscription”, l’imponente “Nox Luciferi, Liber Koth” non offre un solo istante pacifico nel quale poter respirare a pieni polmoni, tranne verso il finale… nel quale l’unica aria respirabile è pregna di miasmi sulfurei; è una irreversibile discesa verso gli inferi la deliziosamente malefica “Magick Wound (Slithering Omnipotence of Thoth)”, grezza e favolosamente ignorante “Morbid Wretch – Reveries of the Arcane Eye”, impetuosa “Flesh Insignia” prima della epica e conclusiva “Mystik Lore – Ancient Summoner of Osgraef”. Magia nera, riti diabolici, venerazione del male. Arti arcane. Nell’abbraccio mortale di Lucifero.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10