(Argento Records) Ossaert è un’oscura entità olandese dietro la quale si cela un solo individuo con lo scopo di diffondere black metal pieno di odio assoluto e totale disgusto verso tutto quello che è sacro. Se l’impostazione possa sembrare ovvia rischiando di far pensare ad un black metal lo-fi estremamente old-school, un black più vicino al caos, basta un’ascolto per rendersi conto che Ossaert offre un debutto che va ben oltre l’ovvio, sorprendendo e coinvolgendo con questi primi trentacinque minuti di carriera. Il black proposto alterna in modo molto interessante, coinvolgente e dannatamente ricco di groove, un black furioso con un black più incalzante e dall’atmosfera maligna, un black più scatenato con mid tempo rocamboleschi, aggiungendo impostazioni nevrotiche che ricordano lo stile francese, tra l’altro con stimolanti varianti nelle inquietanti linee vocali. Quattro le tracce, tutte anonime (numerate con i numeri romani) e abbastanza lunghe (otto o nove minuti): la prima apre con una melodia scatenata, un drumming forsennato ed una progressione favolosa dentro la quale la ritmica alterna blast beats a momenti cadenzati e suggestivi. Le linee vocali sono tra il clean epico e lo scream schizoide, arrivando anche ad un growl da catacomba. La seconda traccia apre con un ambient tra il noise e l’industrial, abbandonandosi poi ad un qualcosa più vicino all’old-school, quasi thrash, con linee vocali sofferte, prima della progressione ancora una volta melodica, ancora una volta dannata, trascinante e dal sentore spirituale. Apparente death metal con il terzo brano, ma è solo un sentore che accompagna con brutalità verso un’evoluzione basata su un cantato evocativo e musiche tra il drammatico e l’infernalmente glorioso. Velocità sempre tirata sul brano in chiusura,nuovamente farcito di grandi melodie ed una sessione ritmica avvolgente e massacrante. Un album di breve durata ma registrato molto bene e prodotto ancora meglio, con un globale assalto sonoro furibondo ma esaltato da un intelligente bilanciamento degli strumenti, ciascuno dei quali risaltato ed esaltato nel modo migliore ed al momento più opportuno. “Bedenhuis” sarà anche un debutto, ma il livello di partenza è tutt’altro che da debuttante!
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10