(Personal Records) Debuttano gli americani Ossilegium, offrendo una sorta di black antico, non radicale, non estremo… più in linea con grandi nomi dei bei tempi, Immortal in primis. Un viaggio nelle tenebre, un sentiero tortuoso oltre i confini della morte e delle sue forze occulte, oltre tutto ciò che è proibito, verso la fine suprema, definitiva, glorioa, forse l’anticamera di una diabolica redenzione. Un duo dietro questo progetto, gente proveniente da Kommandant e Empyreus: brani avvincenti, con linee vocali più appartenenti al death, mentre i riff e l’incedere ritmico abbracciano i regni sublimi dei mid tempo del black, senza mai dimenticare una dimensione melodica incisiva, ricercata, esaltante, vicina agli albori del metal. Incalzante “Serpentine Shadows”, in qualche modo epcia “The Winds of Astaroth”. Micidiale “Beyond the Clandestine”. L’intermezzo “The Heart of Darkness”, tra l’ambient e la chitarra acustica con un tocco folk, crea suggestione, mentre torna una violenza cinica con l’essenzialità devastante di “To Reach The Eternal Ends”. Criptica “Constellationrise”, incisiva la title track prima del ritorno della chitarra acustica per il nostalgico outro “Planar Nexus”. Glaciali, ma con un’energia sonora calda ed avvolgente. Tuonanti, eccitanti, esaltanti, provocanti. “The Gods Below” non offre picchi, non offre singoli ricercati, non mette in mostra dettagli per trainare il resto dei brani. No, “The Gods Below” è una unica entità, un unico mostro sonoro, sulfureo, decadente, aggressivo, perverso e micidiale. Un esperienza totale, una esperienza coinvolgente, nella quale lasciarsi andare, provando i piaceri della carne, percependo il soffio della morte, le delicate carezze di quelle mani rugose, gelide e prive di vita.
(Luca Zakk) Voto: 8/10