(autoproduzione) Concedetevi un viaggio. Allineate i vostri sensi e subordinateli a un flusso fatto di stoner, acid rock, psichedelia, space rock, desert rock eccetera. Datevi la possibilità di andare nelle sfere celesti o nei labirinti del vostro Io. Insomma partite! Andate. Lasciatevi andare. Gli Otehi atterrano nuovamente sul pianeta terra e una volta azionati gli strumenti, ecco che un cintura magnetica fluttuante nell’atmosfera del pianeta lo avvolge. Di recente il trio aveva dichiarato su queste pagine (QUI) che “Il disco è ricco di parti melodiche, riffs psichedelici e suoni nuovi rispetto ai precedenti lavori. Non ci piace il rock curato “digitalmente” e per questo crediamo che una cattura “raw” è ricca di energia e di sincerità”. Naturalmente si parlava di questo “Dead Chants and Forbidden Melodies”. Capire cosa sarebbe accaduto dopo “Noisy Spirit” (QUI) era importante. Gli Otehi diedero una chiara e dettagliata immagine di se stessi durante un’altra precedente chiacchierata (QUI) “Siamo arrivati in Val D’Itria con due custodie e due pedaliere e basta. Sul posto per fortuna Vito aveva una fetta di strumentazione per lo più da battaglia, molte cose non funzionavano quindi correvamo di corsa con la macchina sulle stradine di campagna tra trulli e campi sotto il sole ardente a farci prestare il minimo necessario per poter iniziare. “Noisy Spirit” racchiude in se anche l’ospitalità il buon spirito delle persone del luogo che ci hanno reso in parte possibile la realizzazione del CD”. Chiaro? Band selvaggia, fatta di istinto e libertà. “Dead Chants and Forbidden Melodies” è una cavalcata estesa, prolungata in territori sonori spiritualmente elevati, profondi. Il senso delle melodie, la robustezza del suono e le sue sfumature elettriche e chimiche sembrano provenire da sfere esterne a questo pianeta. Il confine tra space-rock e acid è davvero sottile. Psichedelia pura, free-form, quell’unione tra rock e reminiscenze antropologiche rappresentate da ritmi caldi, frenetici. Non è semplice fare della psichedelia, perché occorre dare un senso a quello che si fa. Psichedelia è unità di intenti e di spazi: più piani sovrapposti che rendono unitario l’insieme. Gli Otehi lavorano con questo bilanciamento tra la psichedelia e lo stoner/desert rock che espande maggiormente le sonorità arse, polverose e trapuntate di stelle. Le melodie sono semplici ma intense. La fluidità del sound è palese. La band al momento distribuisce il proprio album solo in digitale, QUI, ma è prevista per novembre anche la versione in compact disc.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10