(Aural Music) Ormai sono una leggenda. Oltre che essere anche unici. Certo, i fiati non sono nuovi nel metal… ma che siano l’unica tipologia di strumento affiancato alla batteria è un qualcosa che tutt’ora appare tanto incomprensibile quanto dannatamente efficace, come questo trio ci ha dimostrato con i tre album in studio. Si, perché l’ascolto di un album di questa band italiana rivela quanto i soli fiati abbiano la forza per coprire completamente lo spettro sonoro… facendoci dimenticare chitarre… bassi… e pure qualsiasi tipo di performance vocale! Ma il metal con solo tromba e trombone ad un certo punto diventa stretto, serve più spazio, e diventa ovvio che questi artisti spingano verso frontiere avantgarde inesplorate, con i suoni che diventano più drammatici, più taglienti, più estremi e contorti. “Black Bells of Destruction” sopra un tappeto di violenza costruisce un favoloso castello di suoni incisivi, mentre “Carne Marcia” cavalca pesante materializzando stati di schizofrenia sonica. Drammatica, teatrale ed infinitamente noir “Die Ewige Wiederkunft Des Gleichen“, prima del prog pulsante e rocambolesco della conclusiva “Scrolls of War“. Se questi quattro brani vogliono dare un fugace ed introspettivo assaggio di quel sarà la tendenza del prossimo disco, allora solo una cosa è certa: finora ci hanno stupito, travolto e sconvolto… ma quello era solo l’inizio!
(Luca Zakk) Voto: 9/10