(Norwegian Pope Record) Il segno particolare di questo sound finlandese, è il contrasto tra un’attitudine melodica e un modo di creare i suoni attraverso un metal di tipo alternative e post. Melodie recintate da suoni fragorosi e forti. Ovenizer è un trio possente che pesca anche dai dettami punk, ed ecco che Kvist, chitarra e voce, Feather, batteria e cori, Phinx, basso e cori, alla fine creano qualcosa che non ha una direzione ben precisa, può sembrare di tutto e niente (per esempio il gothic metal è un altro elemento che balza all’orecchio), ma sa essere accattivante. La modernità oggi è anche questo, cioè mischiare più cose. Saperlo fare e trovare le giuste dosi, è la ricetta che non tutti hanno. Gli Ovenizer di sicuro hanno un certo impatto, appunto grazie allo spessore del proprio sound, però tolto questo a volte si sente che dentro c’è della leggerezza. Qualcosa manca. Non mancano però dei brani accattivanti. “Satans Washing Machine” ha un impianto melodico giocato su una cadenza vagamente medievale. “Padding in the Sky” ha quel ritmo ipnotico e un’atmosfera ancestrale che deborda in un heavy-power velocissimo. “Incubatory” gioca di nuovo sul ritmo e la cadenza, ma con davanti un riff che si assimila facilmente. In ogni caso va detto che la band ha realizzato canzoni dirette e non particolarmente lunghe. Qualcuna di oltre quattro minuti e poi le altre sui tre e tre e mezzo, dunque una durata tale che permette ai Ovenizer di dire il necessario e senza troppi eccessi. “SWM” entra dopo pochi ascolti subito in circolo nel cervello. Poco convincente a volte la voce di Kvist: il suo timbro roco e urlante è troppo in contrasto con la musica, eppure il chitarrista-cantante è anche capace di toni puliti sui quali potrebbe giocare di più. Qualcosa di migliorabile c’è, ma in generale la musica degli Ovenizer è in grado di creare interesse perché è una proposta comunque libera e pensata autonomamente. Ottima la produzione: gli strumenti si sentono davvero bene e con un volume ottimale.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10