(Nordvis Produktion) Dopo il debutto del 2017, torna The Fall, l’artista dietro a questa one man band polacca, anche bassista live dei Mgła oltre che in forza a Medico Peste e Owls Woods Graves. La differenza questa volta è un approccio non totalmente solitario, visto che al suo fianco con delle guest vocals c’è A. Petterson, vocalist di Stilla (e chitarrista degli Armagedda), regalando a “Hadal” un’aura ancora più oscura, alimentata poi da un’alternanza coinvolgente di riff forsennati e parentesi ricche di atmosfera, melodia ed arrangiamenti molto ricercati. Inoltre l’album è quasi una conferma artistica dopo la prova del debutto (recensione qui): se la durata di “Over the Voids” era timida, esplorativa, quasi più vicina all’EP che all’album, The Fall qui ha messo insieme una quantità sufficiente di materiale per dar vita ad un album a tutti gli effetti, godibile, incisivo e coinvolgente. Dopo il decadente e suggestivo intro “The Pillar”, “One Commandment” è un attacco frontale brutale ma immensamente melodico, con aperture a mid tempo dal sentore decisamente epico. Stupendo il motivo centrale di “In The Great War Of Nothing”, altro brano con un avvicendamento tra potenza e atmosfera, capace anche di un finale introspettivo. Il mid tempo di “Witchfuck” fonde black vecchia scuola con sonorità estreme tipiche della produzione polacca, iniettando anche un remoto fattore di death melodico… coronando il tutto con altri arrangiamenti tutt’altro che scontati. Labirintica “Stone Vault Astronomers”: black metal classico che si fonde con direzioni liturgiche, spaziando poi verso teorie quasi avant-garde e vagamente post black. Dal black efferato al noise/ambient su “Prodigal King”, esaltante ed ammaliante “Corridors Inside A Glacier”, brano posto prima della chiusura affidata ai delicati arpeggi dell’outro “Thin Ice”. Aggressione e atmosfera, melodia e dissonanza… in dosi intelligentemente equilibrate. Linee vocali tuonanti. Arpeggi anche acustici molto devianti ed elaborati, linee di basso calde ed avvolgenti, riff cinici e provocanti: ancora una volta The Fall prende il black anni ’90 e lo mescola con le influenze delle band nelle quali milita (o ha militato, non dimentichiamo che era anche nelle file dei Mord’A’Stigmata) per dar vita ad un black metal tetro ma avvincente, inquietante ed esaltante. Un album molto ben composto, suonato e registrato. Un album tanto immediato quanto capace di rilasciare successivamente ulteriori fattori di piacere malato, regalando un livello di coinvolgimento al quale è difficile resistere!
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10