(Pure Rock Records) Gli inglesi Overdrive appartengono a quel nutrito gruppo di band che stamparono un singolo (o magari un album) in piena esplosione NWOBHM e poi scomparvero nel nulla, riapparendo soltanto in periodi successivi. Il 45 giri dei nostri si chiamava “On the Run” e fu editato (nel 1981) in sole 500 copie, presto diventate oggetto di collezione. In reunion più o meno lunghe e fortunate, gli albionici hanno poi pubblicato quattro album, e “The final Nightmare”, il quinto, viene distribuito a ben otto anni di distanza dal precedente: ancora una volta per interesse del gruppo Pure Steel. La opener “Invited to Hell” è arricchita da splendide tastiere vintage, per cui il risultato è più vicino ai Deep Purple che alla NWOBHM – e questo nonostante le chitarre piene e molto in evidenza. Sono ancora le keys a rendere “Glass Game” un brano alla ultima Rainbow; “Wasted”, a mio parere, sconfina in pieno territorio hard rock, con qualche vago punto di contatto con i Rush. Accattivanti gli ultimi due minuti e mezzo di “Nightwalker”, con un solo che è seguito da una escursione pianistica d’altri tempi; si chiude con la titletrack, una escursione di oltre otto minuti che si fa notare, anche in questo caso, per la lunga coda strumentale, gradevolmente demodé e a tratti quasi doomeggiante. Il disco, però, ha a mio giudizio un difetto abbastanza evidente: le linee vocali di David Poulter sono spesso poco incisive e, almeno in un caso (in “Twisting my Mind”), quasi vicine alla stonatura! Facendo una media fra pro e contro, credo che il voto che vedete in fondo sia il più giusto da assegnare a “The final Nightmare”.
(Renato de Filippis) Voto: 6,5/10