(Nuclear Blast Records) diciannovesimo album per gli inossidabili Overkill, band che ha sempre mantenuto sempre alti standard qualitativi, nonostante cambi di formazione, cambi di mode ed inconvenienti vari. Alle soglie dei sessant’anni di età, i due leader storici Bobby “Blitz” Ellsworth e D.D. Verni tornano più agguerriti che mai con un disco che, pur non eguagliando gli standard di “Horrorscope” o “Ironbound”, si assesta ai livelli dell’ottimo “Necroshine”. Lo stile è quello inconfondibile al quale la band statunitense ci ha abituati: il basso “arrogante” di Verni, la voce isterica ed inconfondibile di Blitz, i riff taglienti dell’accoppiata Linsk/Tailer sono ormai un marchio di fabbrica. Al posto di Ron Lipnicki troviamo dietro le pelli l’ex Flotsam And Jetsam Jason Bittner, drummer potente e preciso, anche se io preferivo lo stile più dinamico del suo predecessore. L’opener “Last Man Standing” è veloce ed aggressiva, ottimo album di apertura e molto adatta alla dimensione live. “Head Of A Pin” richiama i Black Sabbath, da sempre una delle principali influenze della band. “Bat Shit Crazy” è thrash fino al midollo, ma inframmezzata da un interludio acustico e voci eteree. “Welcome To The Garden State” è punk rock riletto dai nostri in chiave thrash. Un album variegato e ricco di sfaccettature, tutte riconducibili al marchio di fabbrica Overkill.
(Matteo Piotto) Voto: 7/10