(Temple of Torturous Records) Gli Owl sono un progetto particolarmente interessante, complice il fatto che la mante fondatrice del gruppo è Christian Kolf dei Valborg, il quale ha sentito l’esigenza di un tipo di musica più introversa e intimista rispetto al gruppo madre. Gli Owl infatti fondano il proprio suono in un doom cerebrale e dall’immaginario cosmico, un incrocio tra i My Dying Bride e i Triptykon, prendendo romanticismo e decadentismo dai primi e un insano e alienante impatto atmosferico dai secondi. Nonostante tutte queste premesse, il combo sforna un album positivo e illuminato/illuminante, dove sono piuttosto la serenità e la speranza a essere plasmate dai musicisti. Poche tracce dalla lunghezza media piuttosto alta ma non altissima per un album doom al servizio di atmosfere malinconiche ma mai oppressive, quasi che i nostri si fossero messi in viaggio nello spazio siderale dentro ognuno di noi con l’obiettivo di cercare il senso stesso del tutto. Il platter coinvolge dalla prima all’ultima traccia, il cantato particolarmente ispirato trascina l’ascoltatore in limbi interiori inesplorati, coinvolgendo e ammaliando con ritmi mai troppo duri eppure mai troppo complessi. Un disco da avere e custodire come un cimelio prezioso, una chiave che spalanca i cancelli dell’interiorità.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9/10