(Autoproduzione) Debut album per Oylokon, progetto nato dal chitarrista bassista Runes, già attivo con i pop rockers Rossometile e Mucillina. Questa volta il genere in cui si cimenta è un thrash/death old school, sulla scia di acts come Bathory e primi Celtic Frost. La line up è completata dal singer Reinblood, dotato di una timbrica rauca, via di mezzo tra il primissimo Max Cavalera e Tom Warrior, mentre Olot, nome che compare come drummer, altro non è che l’acronimo di Our Lady Of Technology, e la batteria è campionata. Le canzoni sono ben eseguite, il riffing è tagliente, solitamente impostato su ritmiche piuttosto veloci, anche se non mancano parti più atmosferiche, come su “No One Turns Back”, dotata di un’ottima melodia nel finale. La successiva “Dry The Sea” è, al contrario dotata di riffs serrati e aggressivi, con assoli lancinanti e buone linee vocali, cosa che riesce un po’ meno su “Perpetual Prayer”, brano efferato, e molto veloce, con ottimi assoli, ma rovinato da una prova vocale piatta e monocorde. Ho particolarmente apprezzato “The Black At My Back”, pezzo cadenzato con una buona accelerazione nel finale, mentre “Pick Up Your Dead” si candida per essere la miglior canzone dell’album, grazie ad un riff avvincente di Scuola Celtic Frost e un’ottima prova vocale di Reinblood. Davvero ben riuscita è anche “Between My Teeth”, thrash song molto vicina allo stile dei Sodom, mentre “Thornless” è atmosferica, con orchestrazioni e ritmiche rallentate. L’album è suonato con personalità e buone idee, nonostante il genere proposto (che adoro) sia già stato esplorato abbondantemente. Consigliato agli amanti della vecchia scuola.
(Matteo Piotto) Voto: 6,5/10