(Massacre Records) Reduci dal discreto “Transition State”, ma sempre più spostati verso l’ambito hard’n’heavy/melodic metal, i finlandesi Oz tornano alla carica con il loro ottavo album. Fracassona e sbarazzina la opener “Goin’ down”, ben costruita e ai confini con l’hard rock (ascoltate i cori nel finale) la lunga “Switchblade Alley”. Energetico il refrain di “Revival”, mentre “The Ritual” parte con un riff alla Dio e si sviluppa poi con trame quasi heavy/prog. Scialbo, però, il finale: la ballatona “Long and lonely Road” suona artefatta, e la velocità quasi heavy/thrash di “Liar” è poco efficace. Ben tre i brani inclusi solo su cd: i quasi otto minuti di “Diving into the Darkness” attraversano anche qualche atmosfera doomish, mentre “Kingdom of War” si distanzia ormai abbastanza radicalmente dalle radici eighties per proporre un power/melodic alla maniera degli ultimi Masterplan. Un disco ben fatto, ma mai veramente memorabile.
(René Urkus) Voto: 7/10