(GlassVille Music) Detesto al gente insistente, soprattutto quando dai delle buone argomentazioni in risposta ad un rifiuto alle loro richieste. E’ stato il caso della GlassVille, alla quale ho dovuto ribadire per ben due volte che questi Paatos non c’entrano nulla con un sito che ha la parola “metal” nel nome. Niente da fare. Le insistenze sono aumentate e alla fine ho ceduto. Due righe per questa band si riescono a scrivere. I Paatos sono svedesi e al quinto album, come lo stesso titolo dichiara. Non li conoscevo? No e non ascolto solo metal, ma ero comunque ignaro della loro esistenza, come molti che si ritrovano con gli occhi su queste righe. Vengono definiti progressive rock, ma di progressive, nel senso classico del termine, non hanno nulla. Il loro rock dalle fattezze soft, dalle tinte alla Portishead, dalle chitarre delicate o dagli accordi (tre o quattro in totale) fragorosi, son ben lontani dal progressive. Però i Paatos mutano continuamente l’identità dei pezzi, ogni canzone si discosta dall’altra e passano da un alternative rock, come per “Feel”, ad un rock vagamente zepeliano, “Desire”, fino ad arrivare al pop semplice e sintetico di “Cold War”. Sono i primi tre pezzi ad essere nominati e in questi emergono da subito due o tre cose indiscutibili: i pezzi sono fruibili ma ben arrangiati, la voce di Petronella Nettermalm è davvero piacevole (non di meno i suoi due occhi grandi e incantatori) e suo marito Ricard Nettermalm è un batterista dal tocco frizzante. Detto che le canzoni si dimostrano abbastanza variegate, lo è anche la tracklist, la quale presenta una prima parte decisamente rock e poi, nella seconda metà, ben due canonici brani lenti, acustici, “Tea” e “In Time”, e uno, “Precious”, con voce, synth, batteria elettronica dai toni soavi, e “Your Misery” dall’elettronica più aggressiva. Tirando le somme non si può che constatare la piacevolezza di questo album. Un lavoro dai toni minimi, costruito con una scaletta essenziale e comunque elaborata. L’insistenza dell’etichetta alal fine non si è dimostrata un impegno fastidioso. Il problema è che ne avrei un altro da recensire, ma ne renderò conto a tempo debito.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10