(Moribund Records) Secondo blasfemo album per i black metallers americani (Pennsylvania) Pact. Il loro black sembra una malvagia ed accurata evoluzione di un death metal tecnico ed estremamente brutale. In un certo senso ricordano i Marduk e pure qualcosa dei 1349 o Dark Funeral, e questo per la furia espressa, quella viscerale fonte di odio che emerge durante l’ascolto delle nove tracce che compongono il disco. Una copertina contemporaneamente semplice ed intensa apre verso questo disco dove ogni titolo risulta complesso, a volte criptico, un po’ come il nome stesso dell’intero album. Le sonorità sono sempre estreme, i tempi accelerati (tranne alcuni intensi rallentamenti, ad esempio all’inizio di “Pactmaker Lucifuge”, un preludio alla furia a seguire), il drumming è sempre poderoso e devastante, a tratti intenzionalmente caotico, capace di dare origine a sensazioni cinicamente isteriche. Il vocalist ha un growl perverso, poderoso ma molto chiaro, preciso, con un eccellente livello di feeling infernale. Ottima la già citata “ Pactmaker Lucifuge”, con i suoi esaltanti cambi di tempo. Nervosa e trionfale “The Hell of Supernal’s”. Rabbia estrema viene espressa su “Baal-Zebub Lord of the Flies”, un pezzo che vanta anche una parentesi rallentata, dove una opprimente atmosfera prende lascivamente forma, cosa che ritroviamo anche su “Under the Eclipse of Tiphareth”. Interessanti le divagazioni melodiche su “Asmodeus Beast of Judgement”, dove un settore dedicato ad uno speech morboso aiuta ad instaurare una percezione oscura che trasuda terrore ed agonia. La conclusiva “The Howling of Gamchicoth” offre parentesi meno estreme, dove il groove si fa sentire, e il livello di intensità emotiva è in costante crescita. Un black metal sapientemente arricchito di componenti death. Un disco che non lascia spazio al relax, al riposo, ad alcuna redenzione. Tre quarti d’ora di male dipinto con furia estrema, ma con altrettanto estrema precisione, nella quale trova spazio una palese manifestazione di tecnica esecutiva e compositiva con tutti gli strumenti, basso compreso, percettibili con chiarezza e distinzione. Ma al di là della tecnica, della cura generale, della potenza e della rabbia espresse, è il male che domina. E’ il male che viene esaltato, come se l’intero disco fosse stato concepito per inneggiare il lato oscuro dell’esistenza umana.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10