(Transcending Obscurity Records) Il sempre e troppo attivo Rogga Johansson con i suoi Paganizer si ripresenta con la seconda delle tre pubblicazioni previste per questo 2024. Dopo l’EP “Forest of Shub Niggurath”, anticipazione di quello che sarà il nuovo album che uscirà per la Xtreem Records, QUI recensito, e prima di “Death At Bryggaren” che il 15 novembre uscirà con Iron, Blood and Death Corporation come live album, ecco dunque il tredicesimo album in studio “Flesh Requiem”. Aperto dalla memorabile “Life of Decay” e capace di inanellare una cavalcata di pezzi, dodici, totalmente spietati ma perfettamente dediti al melodic detah metal più classico della tradizione svedese. Quel death metal con melodie inquiete, sinistre, brevi ma immediate, con un retroterra crust e un’evoluzione continua dei pezzi tutti veicolati a un death metal scarno proprio perché influenzato da altri stili. Attraverso una produzione ruggente quanto potente, “Flesh Requiem” diventa una delle migliori cose fatte dai Paganizer. Sono quaranta minuti di ritmi snelli, progressioni, scatti e impennate in velocità che risultano maledettamente travolgenti e spietate. Pur con qualche ripetizione nella forma. Il tutto sempre con quella sottile ma onnipresente linea hardcore punk che caratterizza più passaggi, atta a sostenere quelle melodie oscure, tenebrose e feroci. I Paganizer sono una band che non cura forse i dettagli, l’inquieto Johansson nell’arrangiamento dei pezzi è sempre ruvido, forse perché c’è l’assoluta intenzione di essere una death metal band dal tipico connotato svedese. Ci riescono ancora una volta attraverso un ‘Made in Sweden’ esemplare quanto elettrico.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10