(Transcending Obscurity Records) Decimo album in carriera a quattro anni da “World Lobotomy”. Quattro anni sfruttati da Rogga Johansson, mentore concettuale della band, per pubblicare alcuni EP e darsi da fare con i tanti progetti paralleli. Necrogod, Megascavanger, giusto per citarne un paio, oltre a un album solista proprio di quest’anno e gli album con Paul Speckmann (Master). I Paganizer, al di là della vena creativa di Rogga, sono l’essenza ultima di quanto il death metal svedese abbia saputo fare, prima dell’ondata melodic. Una fiera appartenenza alla corrente che ancora oggi è riproposta tale e quale. Alcuna novità, alcuna originalità in “Land of Weeping Souls”, certamente un sound aderente al sistema death metal della prima ora e nel 2017 ancora presentato con vivida capacità. “Dehumanized” è una corsa, una canzone lanciata a mille, con quel riffing cavernoso e divorante, esempio di forza moltiplicata da una sezione ritmica che doppia le chitarre. Chitarre e ritmi sono i due pilastri e questa volta al di là di ogni considerazione, i Paganizer hanno davvero eretto un ‘wall of sound’. “Forlon Dreams” è uno dei migliori esempi. Pochi assoli, brevi, ben piazzati e che spuntano nelle pieghe dei pezzi. Johansson è anche alla voce, un semi-growl profondo ed ecco che il quadro si chiude attorno a Kjetil Lynghaug, altra chitarra, Matte Fiebig, batteria, e Martin Klasen, basso. Dunque classic swedish death metal, sparato in modo netto verso l’ascoltatore. Death metal veloce, serrato, con tante cavalcate che progrediscono nei pezzi, insieme a variazioni marcate e giocate su un abbassamento del ritmo. Un alternarsi omicida e colmo di tecnica.
(Alberto Vitale) voto: 8/10