(Svarga Music) Paganland: un nome abbastanza scontato, ma musica ben costruita nel debut di questa band ucraina, che dopo un lunghissimo periodo poco fruttuoso a cavallo fra i ’90 e i 2000 è stata recentemente rifondata e finalmente pubblica il debut. E devo dire che questi ragazzi, che cantano peraltro in lingua madre, sono molto più legati alle tendenze di fine anni ’90 che a quelle attuali, e generano quindi un album che oggi suona gradevolmente vintage, mentre quindici anni fa sarebbe forse passato inosservato. “Shadows of the Past” ha sicuramente un solenne impianto pagan, ma la predominanza di voci pulite fa pensare anche agli Heidevolk. “Power of Spirit” è più battagliera e decisamente più black (come più avanti sarà anche “Fogs and Twilights”), ma le tastiere sanno incredibilmente di viking primordiale, e piaceranno moltissimo a chi (come me e altri vecchietti) è rimasto alle origini del genere. Molto particolare “Podolyanka”: in apertura, una voce infantile canta la melodia del ritornello, particolarmente ritmata e folk, e il brano procede su strutture quadrate molto convincenti. “Wind of Freedom”, posta in chiusura, non rinuncia a cori misterici e sacrali, che la avvicinano molto a certi esiti degli Ensiferum. Peccato che non si arrivi a quaranta minuti di sviluppo totale, perché i Paganland dimostrano di saperci fare: li vorrei vedere all’opera con un brano fiume che superi i dieci minuti.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10