(Nuclear Blast Records)Etereo, spirituale, suggestivo. Questo è il quarto album della formazione americana universalmente etichettata come doom metal band, tralasciando quindi un ventaglio di aspetti diversi che caratterizzano il sound del quartetto. Resta il fatto che il doom definisce un confine tanto ristretto quanto illimitato, suggerendo divagazioni, offrendo spunti e sentieri che solo pochi eletti sanno individuare, raccogliere e percorrere… cosa nella quale i Pallbearer sembrano essere diventati maestri. C’è molta tendenza gotica su questo “Forgotten Days”. C’è una infinita decadenza, tanto che è innegabile percepire anche l’aspro odore del post metal più curato e contorto. Graffiante la title track, uno dei brani più doom, più metal dell’intero disco. Un senso drammatico emerge con “Riverbed”, mentre è la melodia acida che domina la bellissima ”Stasis”. C’è da lasciarsi trasportare da quella sensazione funerea e spirituale attraverso la lunghissima “Silver Wings”. “The Quicksand of Existing” riesce ad essere pungente, aggressiva e desiderosa di gloria, mentre “Vengeance & Ruination” è un pezzo assolutamente favoloso capace di uscire dal coro: drammatico, pesante… ci sono elementi dei Lord Vicar, ci sono linee vocali poderose, alterazioni moderne perfettamente azzeccate… il tutto con un ritornello arrangiato con fare invincibile. Gotica, misteriosa, profonda ed introspettiva “Rite of Passage” prima dell’immensa conclusiva ”Caledonia”, una traccia pregna di poesia, emozione e sentimenti, ricca di riff che si esprimono con intensità e prepotenza. Il passato. Il tempo che scorre. La memoria e la sua instabile essenza. Gli affetti. Le persone care che oggi ci sono e domani entrano nell’arena dei ricordi, ovvero quel campo di battaglia nel quale bisogna essere forti e valorosi per non fare sfumare nell’oblio ricordi essenziali per la definizione di un individuo. Questo è ”Forgotten Days”. Lo è con i testi. Lo è con quell’atteggiamento etereo. Lo è con i riff, con la voce, con una dimensione musicale irresistibile.
(Luca Zakk) Voto: 9/10