(Nordvis Produktion) Labirinto di colori, luci ed emozioni. Un labirinto che si sviluppa nella natura, nello spirito, nella magia. A solo un anno di distanza dal fantastico “Roads To The North”, ecco il nuovo lavoro -o capolavoro- di A. Lunn, l’artista alle spalle della one man band Panopticon. Sarebbe certamente troppo scontato un paragone con il precedente album, in quanto il confronto porterebbe ad inutili ragionamenti che si focalizzerebbero sul singolo riff, singolo assolo, singolo livello di registrazione, tono vocale o inserto folk/naturale. Sarebbe un confronto tra cose non confrontabili in quanto Panopticon concepisce la musica diversamente, dimostrandosi una fonte di opere racchiuse dentro un album, opere con un inizio immaginario ed un fine probabile o meno, opere che contengono un viaggio illimitato esaltato da una miriade di dettagli impossibili da percepire se non dopo decine di ascolti attenti e concentrati. Vale infatti ciò che dissi in occasione della recensione di “Roads…”: se non avete tempo o voglia, lasciate perdere queste righe ed ignorate questa release. Si, perché “Autumn Eternal” è altrettanto complesso, mostruosamente contorto, deviato, violento, intimo, profondo. Lunn ancora una volta dimostra una sublime capacità di piegare il suono ai suoi voleri, per canalizzare emozioni, le quali a volte necessitano la violenza del blast beat, altre una feroce distorsione, altre l’armonia dello strumento etnico… altre la contemporaneità -impossibile da concepire- di tutti questi aspetti. Capace di inventare, disegnare e scolpire emozioni musicali, Lunn porta Panopticon verso una dimensione unica, irraggiungibile. Una dimensione che cattura, che impone attenzione, devozione, religioso silenzio. Questa non è musica da ascoltare in auto, o con gli amici, al pub. Questa è musica dominante. È una donna stupenda che predente la massima e totale attenzione, gelosa fino alla morte, crudele a livelli infernali, una donna che ripagherà in maniera demoniaca la vostra fedeltà, la vostra totale devozione. E solo allora, dopo il completo abbandono, potrete addentrarvi nella magia, passando per la porta “Tamarack’s Gold Returns” la quale dipinge la copertina stessa dell’album. Ed il cammino prosegue nel black trionfale e decadente di “Into The North Woods” il quale porta lontano. La title track confonde la strada, la devia, la contorce. Vi perderete e sarà meraviglioso. “Oaks Ablaze” è una canzone viva, una canzone che respira, parla. Urla. “Sleep To The Sound Of The Waves Crashing” e “Pale Ghosts” aprono un varco verso nuovi orizzonti, mentre l’imponente “A Superior Lament” trasforma i suoni in colori, pennellate su una vasta tela antica, un dipinto che è la natura nella sua esplosione cromatica autunnale. La conclusiva “The Wind’s Farewell” accompagna verso un’altra dimensione, un altro viaggio, un altro tempo, un altro destino. Lasciando una traccia di sensazioni calde, ma fredde, grandiose, ma tristi, speranzose, ma decadenti. Questa è la natura nella sua massima espressione. Questo è l’infinito. Questa è l’immensità.
(Luca Zakk) Voto: 10/10