(Listenable) A mio avviso i Panzerchrist sono tra le migliori band estreme in circolazione. Magari non hanno l’appeal di altri fenomeni del genere death/blackened, ma non mi si controbatta alla qualità che i danesi hanno sempre manifestato nei loro pezzi. Questo settimo lavoro (ofefnsiva, che titolo superbo e minaccioso) squarcia un po’ le tematiche estreme e pone sonorità più malleabili, meno serrate, meno cupe, meno violente, giocate più sulla possenza dei suoni, grazie anche a ritmiche robuste ma spedite e un riffing che spesso indugia su scenari blackened e con qualche lieve tendenza death ‘n roll. No, i Panzerchrist non si sono commercializzati e nemmeno banalizzati, ma l’atteggiamento è più morbido e le melodie prevalgono molto di più rispetto al passato, in modo tale da infondere soluzioni più gradevoli per l’ascoltatore, anche se il tenore di certe melodie è cupo, sinistro, agghiacciante. Non poteva essere altrimenti. I Panzerchrist riescono ad optare anche per percorsi inaspettatamente epici, quasi pagan e viking, come in “Mass Attack of the Lycantrope Legion”. Un percorso (simil) nuovo dove anche gli assoli recitano una linearità più musicale. Questo si scorge canzone dopo canzone e nelle 10 totali la band non stecca. L’ offensiva è ben congeniata, anche il minutaggio dei pezzi risente di questo rinnovato e più ricercato costruire con durate che variano dai meno di due minuti (“Dogger Dead”, una freccia di death estremo alla Bolt Thrower), meno di quattro e cinque e fino a oltre i sei minuti. E’ la traccia evidente di come Michael Enevoldsen (bassista e ormai unico depositario del marchio, visto che la formazione è di nuovo cambiata totalmente) e gli altri abbiano realmente lavorato ai pezzi nell’ottica di diversificarli e renderli anelli unici ma di una catena robusta.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10