(Nuclear Blast Records) Il 5 novembre 2020, quando i concerti non erano ancora nemmeno una remota ipotesi, i Paradise Lost, come tante altre band, hanno suonato un ‘live’, un concerto di quella tipologia frequente in questo nefasto periodo, un gig in una venue particolare o simbolica (il The Mill Nightclub, vicino a casa loro nello Yorkshire in Inghilterra)… senza pubblico… in live streaming… a pagamento… ovvero tutti gli elementi che sono la negazione stessa della musica dal vivo, anche se -in mancanza d’altro- questo è stato un modo per mostrare ai fans la band in esibizione, la band che va oltre la cura dello studio mettendo assieme in maniera spontanea e carnale una manciata di brani provenienti dall’intera carriera. Il live è intenso, ben suonato, anche se praticamente manca qualsivoglia interazione con il pubblico, anche virtuale… forse un punto debole dell’oscuro Nick Holmes. Ecco, Nick Holmes… in questo live la sua performance vocale sembra essere lontana da quella per la quale è famoso: il growl sembra poco graffiante, il clean grintoso e melodico sembra farlo assomigliare troppo ad un James Hetfield fuori forma… anche si conferma una voce goth semplicemente favolosa. Emerge la sensazione che la prova con i sedici brani pescati da oltre trent’anni di carriera non sia proprio una passeggiata per Nick: la poderosa “Shadowkings” (da “Draconian Time” del 1995) offre un Nick con poca potenza sia nelle strofe aggressive che in quelle più seducenti, problema che emerge anche sulla opener “Widow” (da “Icon” del 1993). Probabilmente si tratta di una lontananza temporale, il tempo passa, si invecchia e quei brani mitici sono stati cantati da corde vocali con quasi trent’anni in meno… ed infatti la performance su “Fall From Grace”, dall’ultimo “Obisdian” dell’anno scorso (recensione qui) non fa assolutamente rimpiangere la versione dell’album, cosa è ampiamente confermata con “Blood And Chaos” (da “Medusa” del 2017, recensione qui). Con “Gothic”, dal secondo album della carriera, il growl (in duetto con la voce femminile) diventa qui micidiale… tanto che lo trovo molto più incisivo di quello dell’album del 1991… e questa ulteriore negazione delle apparenze, questo continuare ad apparire fuori forma per poi rivelarsi poderoso e letale, regala probabilmente sincerità alla release, a questo disco che più di un live è una compilation suonata in presa diretta. “One Second” è eseguita in maniera semplicemente sublime con le linee vocali leggermente più rabbiose, quasi affermando che le suddette critiche non rivelino una vera occasionale mancanza, piuttosto siano l’ennesima dimostrazione di libertinaggio artistico, quasi come se Nick volesse affermare qualcosa come ‘questa canzone oggi la canto in questo modo, che si fottano fans e critica!’. La conferma di questa mia ultima ipotesi viene con “Ghosts” (da “Obisdian”), brano nel quale le originali linee vocali marcatamente dark wave assumono qui dei connotati che strizzano l’occhio in direzione del death, rivelandosi veramente molto travolgenti. Potremmo continuare a fare confronti: “The Enemy” (da “In Requiem” de 2007)? Voce sotto tono. “As I Die” (da “Shades of God” del 1992)? Grandiosa… quindi mandando a quel paese anche l’ipotesi che Nick canti bene solo il materiale recente. Colossale “Embers Fire” (da “Icon” del 1993)… proprio un brano che soffre la mancanza del boato di un pubblico, meno eterea e più decisa “So Much Is Lost” (da “Host” del 1999), prima della conclusiva e malinconica, ma qui molto più heavy, “Darker Thoughts”. Un live che è quasi un best of suonato al momento, un riepilogo di una carriera unica e grandiosa. Un piacere sonoro su CD e vinile, un piacere visivo in BluRay diretto da Ash Pears, anche regista dei video estratti dagli album “Medusa” e “Obsidian”. Ma rimane il fatto che una band come i Paradise Lost, con un repertorio così ampio e stilisticamente vasto, ha assoluto bisogno del calore di un vero pubblico!
(Luca Zakk) Voto: 8/10