(Massacre Records) Inossidabili, anche se dalle foto promozionali ormai un po’ invecchiati, i Paragon danno alle stampe il loro 12° album, prodotto (come spesso è accaduto) dall’altrettanto inossidabile Piet Sielck. Ovvio che non dobbiamo aspettarci nulla di nuovo; siamo a un livello superiore rispetto a “Hell beyond Hell” ma non a quello dei classici come “Law of the Blade” e “The dark Legacy”. Seguiamo allora gli highlights della scaletta. “Reborn” è power/thrash molto spostato sul secondo genere: una mazzata diretta, veloce e terremotante, con Andreas Babuschkin ancora sugli scudi dopo tanti anni. Ritmata e solida “Mean Machine”, ma dove i nostri sono dei maestri è naturalmente sul mid-tempo ‘pachidermico’, stavolta eccezionalmente ben riuscito, che risponde al nome di “Deathlines” e si prende oltre otto minuti. Anche “Timeless Souls” è un notevole e pesante schiacciasassi, ma devo dire che il problema della fine del disco è che è veramente omogenea, fra quel martello pneumatico di “The Enemy within” e l’ancora più serrata “…of Blood and Gore”. Tirando le somme, abbiamo qui un bignami del metallo tedesco: granitico, potente, ma a tratti ripetitivo.
(René Urkus) Voto: 7/10