(Mighty Music) Non conoscevo i Parzival, band russo/danese di grande esperienza (il primo embrione, sotto il nome Stiff Miners, esiste addirittura dal 1992) e giunta con questo “Casta” al decimo album. Documentandomi un po’ su internet scopro che i nostri hanno relativamente poco a che fare con il metal (tranne per i primi dischi, che erano vicini all’industrial), e che se proprio volessimo trovare una definizione per la loro arte dovremmo cercare un medio fra gothic, folk, dark wave e world music. “Casta”, come già la copertina suggerisce, è praticamente un disco di musica indiana, cantato anche in sanscrito (!) e con la partecipazione di musicisti tradizionali del luogo. Onestamente non sono troppo impressionato: il vocione industrial di Dimitrij Bablevskij, modulato in modo incredibilmente monocorde, stride così tanto con la musica che il contrasto risulta quasi disturbante. Lo strumentale d’apertura “Kalachacra” funziona paradossalmente benissimo, con le sue atmosfere marziali e lontane; poi, fra suggestioni cinematografiche (“Kurushektra Purana”), cori avvolgenti (“Airyanem Vaejah Purana”), toni malinconici (“Rudra Purana”), pezzi potenti e maestosi (“Andra Purana”) il tempo passa sicuramente… ma poteva passare molto meglio. I nostri, forse, hanno voluto mescolare due mondi musicali che non c’entrano nulla fra di loro: l’esperimento non mi appare riuscito, e il solo fatto di aver tentato non mi sembra un motivo per promuovere questo stranissimo disco. Ma magari – e non faccio facili ironie, sia chiaro – un ascoltatore più raffinato del sottoscritto potrebbe anche ritenerlo un capolavoro.
(Renato de Filippis) Voto: 6/10