(The Path Less Traveled Records) Chissà perchè Andrew Ross Millar ha preso un chitarrista aggiuntivo, Adam Irwin, per incidere questo album nel quale lui ha praticamente fatto tutto, anche registrazioni e missaggio e mastering. E’ curiosa questa cosa, ma non essenziale ai fini della mi analisi. Si, Patrons Of The Rotting Gate è un progetto solista o più specificamente una one-man band dedita a quello che è una sorta di black metal/blackened con risvolti atmospheric, prog, symphonic. Un sound dinamico, articolato e ricco di blast beat, di mid tempo e fasi di calma, poche. Album imperioso, con melodie che sanno anche diventare grosse, imponenti. Eppure “The Rose Coil” ha un carattere comunque tirato, estremo, serrato. Il ventunenne di Belfast ha creato un sound guerrafondaio e inesorabile. Patrons Of The Rotting Gate ti porta molto lontano con le sue strutture e la solida e concreta forza della propria musica. “Carnassial” è il primo di alcuni esempi che rievoca scenari alla Deathspell Omega, oltre a tutto quel metal che tenta di essere psichedelico, noise, oscuro. In giro si sentono scorci tipo Nile e linee esotiche, oltre a situazioni complesse che per melodie ricordano i Gorguts (che Millar omaggia con una cover, “The Battle of Chamdo”, cosa che fa anche con gli Orgone, “Caress of Vines”), ma Patrons Of The Rotting Gate non arriva agli stessi standard esecutivi. “The Rose Coil” è qualcosa di spietato, ma allo stesso tempo sa avvolgere l’ascoltatore ed estraniarlo. Millar ha la capacità di variare, grazie a quell’atteggiamento più o meno progressive, e di costruire atmosfere accattivanti, che sanno impressionare. Un mondo sonoro che ha qualcosa di fantastico, ma è un mondo di tenebre, sia chiaro.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10