(Minotauro Records) Alkahest, ovvero “anche detto alkahest o alchaest, è una medicina universale, in grado di sconfiggere tutte le malattie”. “Alkahest”, summa del sapere sonoro di un musicista profondo e universale. Paul Chain nel 1995 realizzò questo lavoro componendo le musiche, nel caso dell’affascinante “Lake Without Water” con Paul Dark, e i testi per alcuni dei quali collaborò anche Lee Dorian, noto per i suoi Cathedral (per me resta il singer dei Napalm Death) e che presta la voce in quattro canzoni e partecipa ai cori di “Sand Glass”. Paradossalmente proprio i brani in cui è Chain a cantare rendono una poetica sonora molto più accattivante. Non considero la voce del chitarrista un qualcosa di adatto per il canto, ma quel suo parlato-melodiare-salmodiare, rende l’atmosfera pura di nero e ricolma di ombre. Nei crediti dell’album si specifica che il linguaggio usato dal chitarrista non esiste ed è puramente fonetico. Flusso vocale inserito in un tessuto doom e vagamente psichedelico in alcuni momenti. La magia di “Three Water” è un decadentismo sonoro senza pari. Un funerale dalle tinte forti e le atmosfere malinconiche e solenni. I brani con Dorian sono più carichi di durezza, sono più heavy e forse anche più sfacciatamente sabbathiani, pur tenendo comunque presente la già citata “Lake Without Water”, atto di poesia con voce, synth e acustica. “Alkahest” ai giorni nostri, rieditato con cura dalla Minotauro, sembra un manifesto ideale di ciò che potrebbe essere il doom e la sua prosecuzione verso territori più ampi.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10